sabato 30 giugno 2012

Episodio 4 - Lacrime al buio


La notte ha un filo, che percorre il cielo, e discende sino alla sabbia sul fiume. Nikky è tornato a respirare l'acqua, insultando Mary con tutte le forze. Insultando lei, ed insultando sé stesso, per tutti i battiti sprecati per i suoi occhi enormi. Lei sta esplorando altra sabbia, quella dai grani piccolissimi. Sta nuotando nel deserto, e sta amando il deserto. Mary sta scopando con un cactus, perché le sue spine nel deserto sono meglio del nulla. La fanno sentire viva. E meno sola.

Sally avrebbe voluto disinnescare la bomba in testa a Nikky. Cancellare la fonte di quelle cazzo di lacrime. Cascate di merda, che scende dagli occhi. Singhiozzi che ripercorrono il torrente, fino al fiume, e poi nel nulla. Perché piangi, Nikky? Perché lei ti ha detto che non ti vuole più sentire? Perché ti ha augurato “buona fortuna”, con quel suo cinismo da stronza? Ma soprattutto, piangi per lei, o piangi per te? Per l'amore perduto, o per l'amore non dato? Per il futuro, il presente o il passato?

«Sally, se non ci fossi stata tu, - pensò Nikky - io forse da quel ponte sarei saltato veramente».
«Cosa ti ha detto Mary?», chiese lei, abbracciandolo.
E gli occhi gli esplosero, e la notte divenne un filo, percorse il cielo, e discese sino alla porta di un bar.

«Sta male?», chiese l'oste, con un proiettile conficcato nella gamba.
«Problemi d'amore», rispose Sally.
E Nikky non riusciva più a parlare.

Nikky non sapeva che invece i cactus possono parlare. Ma sapeva che non possono pungere. Quei concetti banali, pieni di stupidità, infarciti di insulti a caso. «Finocchio!», urlava il cactus. Che strano il mondo, Nikky è così finocchio che si vuole scopare la tua ragazza. Il cactus non sa pungere.

A pungere sono sempre un volto di donna, ed il ricordo di un sorriso.

«mary..sinceramente,, non posso credere che sei diventata così stronza.. non so se ci sarò domani, credo sinceramente di suicidarmi perhcé ne ho le plale piene di soffrirre, però sappi che.. cazzo.. vaffanculo.. sappi che è tutta colpa tua!
se avrò i coglioni di non uccidermi, cazzo, rispondimi,  e parliamo io e te, senza teste di faggio a rompre ic ogliono.. come dicevo alla gente che mi ha visto - fanculo - piangere prima, non credo che tu ti sia rincoglionita così tanto..
ti odio.
Nikky»
L'ultima lettera. Di notte sembrava un capolavoro. Poi arriva il giorno. E l'unica cosa bella è quel “testa di faggio”, di cui Nikky è sinceramente compiaciuto.

Tasto play. «Passerà questa pioggia sottile, come passa il dolore. Ma dove? Dov'è il tuo cuore? Ma dov'è finito il tuo cuore? Ora il tempo è un signore distratto, e un bambino che dorme. Ma se ti svegli, e hai ancora paura, ridammi la mano. Cosa importa, se sono caduto, se sono lontano? Perché domani sarà un giorno lungo, e senza parole. Perché domani sarà un giorno incerto, di nuvole e sole. Ma dove? Dov'è il tuo amore? Ma dov'è finito il tuo amore?» E partono i violini, e si schiudono gli occhi, diventano cascate, e i confini del mondo si perdono.

martedì 8 maggio 2012

...

TAKE A WALK OUTSIDE YOUR MIND
TELL ME HOW IT FEELS TO BE
THE ONE WHO TURNS
THE KNIFE INSIDE OF ME.

domenica 6 maggio 2012

Episodio 3: il Bar dei Quattro Venti


«Facciamo una passeggiata
Laggiù, sulla spiaggia
so che presto ti sposerai
e desideri sapere da dove vengono i venti»

Hanno aperto il Bar dei Quattro Venti. Ci servono cianuro in vasche da litri, e si paga solo con il sangue. Nikky ha il suo sgabello, bordato di rosso, si appoggia al banco e finge di avere l'aria di un uomo vissuto. Tutta finzione, nei suoi occhi si vede la fragilità di chi si sente solo, senza autostima, e sconfitto dal passato. La barista non lo chiama ancora per nome, ma quando lo vede sa che potrà guadagnarci. Nikky di sangue ne ha molto; beve “dic'otto lune”, e poi versa la sua emoglobina, pagando sino all'ultima goccia.

Ma accanto a lui non c'è mai nessuno che possa capirlo. Nikky vorrebbe solo essere abbracciato, lasciare che il tempo si fermi, divenga tutto buio. Vorrebbe tornare d'improvviso bambino, fingendo che non sia successo mai nulla. Vorrebbe sentirsi stordito ma soccorso, e chi se ne importa dei litigi, degli errori, delle parole e della gelosia; ogni tanto bisognerebbe solo smettere di parlare, e trasformare ogni sillaba in una nota. «Se tutti diventassimo una canzone - pensa Nikky - ci si potrebbe mescolare in un concerto, e superare tutte le limitazioni di una vita piatta, che ferma i battiti del cuore per lasciare troppo spazio ai limiti della mente». Nikky si uccide di alcool perché ha troppo amore da dare, vorrebbe solo qualcuno pronto a raccoglierlo. Solo?

Quando Nikky siede sul suo sgabello al Bar dei Quattro Venti, quando diviene una cosa sola col legno e la sua umidità, ciò che lo circonda è solo uno sfondo. Vede gente impolverata che corre, gli sembra che siano tutti coperti di ragnatele. In quelle occasioni il bisogno di Mary esplode; la mente inizia a pensare a lei, le narici a cercare il suo profumo, le labbra a cercare il suo contorno da assaggiare. E il resto del corpo, ogni singola parte, cerca quei brividi di un tempo. Sensazioni che ora sono immaginazione. In quei casi tutto sfuma, e lui non riesce a smettere di cercarla.

Poi le porte si chiudono anche al Bar dei Quattro Venti. La leggenda dice che da quel posto si possa uscire solo da morti. Nikky non può sapere se è vero. È passato un mese da quando Mary se ne è andata, e lui non ha più ripreso a vivere davvero. Si sente come un gesso spezzato, senza una lavagna su cui scrivere. E vorrebbe tanto essere abbracciato.

venerdì 13 aprile 2012

Episodio 2: e poi piove davvero

Quando piove è più facile avere nostalgia. Quando il cielo è grigio, Nikky si perde a guardarlo, ed il grigio entra sin dentro di lui. Oggi avrebbe voluto scrivere una lettera a Mary, e spedirla. Sperava che il postino se la potesse dimenticare, che rimanesse dispersa sotto ad un mucchio di altre lettere, e che lei la ricevesse al momento giusto. Non prima, non dopo, esattamente al momento giusto. Ma il destino non si può programmare, e così anche i ricordi, che poi tormentano solo uno dei due (proprio quello che ne dovrebbe fare a meno). Una giornata di pioggia può mandare a puttane serate in cui dal nulla eran rispuntati anche i sorrisi, in cui sembrava avessero un senso meraviglioso le parole così dolci di un'altra lei. Vaffanculo alla pioggia, perché quando piove si dovrebbe stare sotto le coperte altrui, o nuotare sulle strade con i nuovi pneumatici, che aspettano solo lei da accompagnare. E invece non ci sono occhi da rimirare, solo punte di coltello che tagliano le arterie dei muscoli, e battiti che si fanno sempre più assordanti e scomposti. Un cuore aperto, in cui Mary sputa ogni giorno, magari senza saperlo, magari senza volerlo, magari persino consapevolmente. E fu così che Nikky si rese conto di star sprecando amore, per chi forse non lo ha mai meritato.

sabato 7 aprile 2012

Episodio 1. Cadendo come pioggia

Nikky aveva riprovato con le strisce pedonali su per il naso, come quando, qualche anno fa, aveva pensato di uccidersi impiccandosi con una corda di chitarra. Allora si chiamava Jonathan, ne è passato di tempo. Ora di corde ne ha sei, quindi potrebbe tagliarsi la gola con ognuna di esse, ed ogni tanto sembra davvero la via più facile, soprattutto di notte, soprattutto quando nelle orecchie ha quel vuuuu che ricorda il mare di Ἀγκών. Pensava di avere un cervello nella testa, non si era mai accorto di averne uno anche nel petto, uno nel profondo dello stomaco, ed uno fra le gambe. Quello fra le gambe è il più facile da zittire, basta una mano. Per gli altri ci vuole molto di più. A volte basta un mare d'inchiostro, in cui affogare ogni pensiero con la fantasia. Il fuoco d'anice a volte serve, ma il whisky può anche peggiorare le cose. Ed allora si prova con la farina, sistemata su un tavolo marrone di una casa in zona industriale, al di là del torrente, ed il vuu diventa d'improvviso un bum. Bum bum bum bum bum. Il battito di un muscolo che passa nelle vene, irrora il cervello, si scontra sul timpano. È in quei momenti che Nikky può davvero tuffarsi nel vuoto, scoprire ogni fibra del suo tessuto, sentire le arterie che s'ingrossano, ed essere felice di non poter uccidere Mary. Anche col conforto di due occhi blu, a volte vicinissimi che li puoi sfiorare, a volte così lontani, con due occhi che non si vedono anche quando sono aperti, con le fantasie di una strada che odora d'asfalto anche con il cellulare acceso ma zitto. Anche con le carezze di una puttana coi capelli appena lavati, che gli sussurra «lasciati andare, e a te ci penserò io. Almeno questa notte». Quando la coca arriva al cervello, in quel momento in cui si supera il confine dell'intelligenza, e ci si sente pienamente vivi al di sopra di tutto, anche lì, Nikky capisce di non voler premere il grilletto, di non saper sparare. È in quei momenti che re-impara a sorridere. Ed inizia a cantare una vecchia canzone dei Decibel. Io ripeto anche a chi non chiede niente. Lei è uscita, tornerà immediatamente. Non è così, non sei più qui. Poi, di solito, Nikky si siede, si preme il pollice sulle vene del braccio per sentirle battere. E battono forte, così forte, e sussurrano sempre lo stesso nome. E l'immenso si chiama Mary, così bello quando lo hai affianco, l'immenso sembra diventare ancora più straordinario quando è lontano, e lo puoi solo immaginare, invidiare, volere.

L'altra notte Nikky si è svegliato sudato, con la testa che girava. Si è messo le scarpe tagliate, il chiodo, e scappando, coperto dal rumore di chi russava nella camera accanto, si è gettato nel nulla della notte. È andato sino al torrente con una bottiglia di Chardonnay. Un pescatore, con la barba che puzzava di sigaro, gli ha chiesto dove stesse scappando.
«Vado a parlare con l'Avisio, vecchio», gli ha risposto Nikky.
«È la prima volta, capellone?».
«Sì vecchio. Ho assaggiato quest'acqua da poco, ma non so se era il torrente ad essermi parso dolce, o chi mi era accanto, asciugando le mie lacrime.»
«Non c'è nulla più dolce di quest'acqua, ragazzo.»
«Ti sbagli vecchio, c'è Mary.»
«È lei che ti ha portato qui?»
«È lei, ma sono stato anch'io.»
«È sempre una lei che ti porta qui.»
«Anche tu, vecchio?»
«Anch'io». Ed il pescatore ha alzato gli occhi al cielo per nascondere il riflesso d'una lacrima.
«Non è più tornata, vero?»
«Per questo sono ancora qui. Tu cosa vuoi, capellone?»
«Cosa voglio?»
«Cosa chiederai al torrente?»
«Che Mary sia felice, è questo che m'importa».
«Sciocco! Attento a quello che vuoi, perché potrebbe diventare realtà.»
«Questa l'ho già sentita, vecchio. Anni fa, avevo una corda di chitarra, e tante illusioni.»
«Lei potrebbe essere felice senza di te.»
«Lo so, vecchio».
«È questo che vuoi?»
«Sì. No. Non lo so. Vorrei che fosse felice con me.»
«E tu sei in grado di renderla felice, ragazzo?»
«Un tempo forse sì. Ora non lo so più.»
«Sai cosa devi fare, capellone?»
«Vorrei saperlo.»
«Devi capire cosa vuoi. E se davvero la vuoi…»
«…la voglio!»
«…se davvero la vuoi, preparati a poterla rendere felice, se tornerà.»
«E se non tornerà?»
«Allora…»
«No, non lo voglio sapere!»
«È giusto, ragazzo. Combatti per quello in cui credi. Ed ora va, il torrente ti aspetta.»

Su queste rocce viene la tentazione di fumare. Per vedere come le nuvole di fumo possano intingersi nell'acqua, quasi a fare l'amore. Ma Nikky non ha mai fumato. È strano che non lo abbia mai fatto, è strano come gli sembri assurdo uccidersi con della cenere, ma non si preoccupi di mascherare la Sorella Nera di whisky, in un bicchiere senza ghiaccio. Quella notte però aveva solo del Chardonnay, una bottiglia intera in realtà, e a pensarci bene lo faceva sembrare molto più raffinato di quello che era davvero Non si sentiva più quel dandy che aveva finto di interpretare, in altri momenti, e con altri progetti. Ora si sentiva piuttosto truffato dai mercanti di sogni, con le guance sempre un po' troppo calde, e una nausea che lo spingeva quasi a vomitare. E mentre Nikky iniziò a bere, d'un fiato, il torrente iniziò a parlare.
«Ogni sorso di quel vino è uno strale conficcato nel tuo petto lì sulla sinistra, dove tu che hai un cuore lo senti pulsare fino alla gola».
«Lei non mi ha mai detto» urlò Nikky al torrente «che non sapevo bere».
«Perché ora hai lo sguardo di cera, e tramuti in lacrime ogni cazzo di pensiero che hai? In passato hai pianto per chi nemmeno ricordi più come si chiama. E non sai più nulla di loro, sono passate come un livido che si cancella con il tempo, lasciando una leggera cicatrice che si fa sentire sempre meno.»
«Forse sono tutte morte nel mio fottuto fiume di lacrime, annegate dalla loro mente paranoica, suicide del loro essere troie ben oltre le ossa, fin dentro la più recondita profondità delle viscere.»
«E Mary?»
«Lei è un'altra cosa. Continuo a sognare il suo collo fra le mie mani, quella pelle ch'io un tempo sfioravo di baci.»
«Vorresti quella carnagione così candida da sembrare latte divino sotto la presa forte delle tue dita, per togliere al mondo il peso del suo respiro sul tuo cuore così spezzato?»
«No, cazzo, non potrei vederla morire, vorrei baciarla ancora, accendere per sempre i suoi occhi coi miei, e sentirla ancora implorare il mio nome.»
«Patetico stronzo!»
«Non ho mai avuto la capacità di prendere tutto alla leggera. Anche se so scherzare.»
«Anche su questo?»
«Sì anche su questo!»
«Su, dai, scherza..»
«Non ho mai scherzato con un corso d'acqua…»
«C'è sempre un momento per iniziare.»
«E c'è sempre un momento perché le cose finiscano?»
«Sì c'è.»
«Ed è questo il momento?»
«Sono solo un torrente, io non lo posso sapere.»
«Perché la tua acqua continua a scorrere?»
«Perché evapora, e ritorna come pioggia».
«Mary tornerà?»
«Solo se si trasformerà in pioggia, e tu sarai ancora lì, pronto a mescolarti con lei.»
«Mi ha detto che è troppo tardi!»
«Quand'è troppo tardi perché l'acqua torni ad essere acqua, e perché l'Amore torni ad essere Amore?».

Quando tornò a casa quella notte, Nikky aveva la febbre alta. Si mise a letto, prese un foglio bianco, ed iniziò a scrivere. Tremando, per l'astinenza dello zucchero da naso, e l'astinenza non solo di quello. Iniziò a scrivere, aspettando che Mary lo venga a trovare sul greto, se mai tornerà, almeno per passeggiare insieme, e perché lui le possa presentare il vecchio pescatore. Le sue prime parole furono: «Nikky aveva riprovato con le strisce pedonali su per il naso».