La notte ha un filo, che percorre il
cielo, e discende sino alla sabbia sul fiume. Nikky è tornato a
respirare l'acqua, insultando Mary con tutte le forze. Insultando
lei, ed insultando sé stesso, per tutti i battiti sprecati per i
suoi occhi enormi. Lei sta esplorando altra sabbia, quella dai grani
piccolissimi. Sta nuotando nel deserto, e sta amando il deserto. Mary
sta scopando con un cactus, perché le sue spine nel deserto sono
meglio del nulla. La fanno sentire viva. E meno sola.
Sally avrebbe voluto disinnescare la
bomba in testa a Nikky. Cancellare la fonte di quelle cazzo di
lacrime. Cascate di merda, che scende dagli occhi. Singhiozzi che
ripercorrono il torrente, fino al fiume, e poi nel nulla. Perché
piangi, Nikky? Perché lei ti ha detto che non ti vuole più sentire?
Perché ti ha augurato “buona fortuna”, con quel suo cinismo da
stronza? Ma soprattutto, piangi per lei, o piangi per te? Per l'amore
perduto, o per l'amore non dato? Per il futuro, il presente o il
passato?
«Sally, se non ci fossi stata tu, -
pensò Nikky - io forse da quel ponte sarei saltato veramente».
«Cosa ti ha detto Mary?», chiese lei,
abbracciandolo.
E gli occhi gli esplosero, e la notte
divenne un filo, percorse il cielo, e discese sino alla porta di un
bar.
«Sta male?», chiese l'oste, con un
proiettile conficcato nella gamba.
«Problemi d'amore», rispose Sally.
E Nikky non riusciva più a parlare.
Nikky non sapeva che invece i cactus
possono parlare. Ma sapeva che non possono pungere. Quei concetti
banali, pieni di stupidità, infarciti di insulti a caso.
«Finocchio!», urlava il cactus. Che strano il mondo, Nikky è così
finocchio che si vuole scopare la tua ragazza. Il cactus non sa
pungere.
A pungere sono sempre un volto di
donna, ed il ricordo di un sorriso.
«mary..sinceramente,, non posso
credere che sei diventata così stronza.. non so se ci sarò domani,
credo sinceramente di suicidarmi perhcé ne ho le plale piene di
soffrirre, però sappi che.. cazzo.. vaffanculo.. sappi che è tutta
colpa tua!
se avrò i coglioni di non uccidermi,
cazzo, rispondimi, e parliamo io e te, senza teste di faggio a
rompre ic ogliono.. come dicevo alla gente che mi ha visto - fanculo
- piangere prima, non credo che tu ti sia rincoglionita così tanto..
ti odio.
Nikky»
L'ultima lettera. Di notte sembrava un
capolavoro. Poi arriva il giorno. E l'unica cosa bella è quel “testa
di faggio”, di cui Nikky è sinceramente compiaciuto.
Tasto
play. «Passerà questa pioggia sottile, come passa il
dolore. Ma dove? Dov'è il tuo cuore? Ma dov'è finito il tuo cuore?
Ora il tempo è un signore distratto, e un bambino che dorme. Ma se
ti svegli, e hai ancora paura, ridammi la mano. Cosa importa, se sono
caduto, se sono lontano? Perché domani sarà un giorno lungo, e
senza parole. Perché domani sarà un giorno incerto, di nuvole e
sole. Ma dove? Dov'è il tuo amore? Ma dov'è finito il tuo amore?»
E partono i violini, e si
schiudono gli occhi, diventano cascate, e i confini del mondo si
perdono.
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